23 - La Grande Sala Inferiore
Questa grande sala è riferibile ad un refettorio ed è stato uno dei luoghi più frequentati dai monaci.
Questa spaziosa sala ha conservato il fascino e la suggestione del suo sapore antico, soprattutto nel muro posto a sud-est, sul quale si aprono tre bellissime monofore, probabilmente le stesse costruite dai monaci nel Mille.
Qui sono conservate pregevoli testimonianze dell'operato di scalpellini del XII- XIII secolo, come nei conci che costituiscono l’arcone a tutto sesto aperto all’esterno nel lato est, che permetteva forse l'accesso ai carri agricoli, per il rifornimento delle derrate alimentari.
Lungo le pareti ci sono tracce di porte di accesso ai piani superiori. La parete ovest confina con una stanza dalle mura annerite dal fumo, che viene identificata come calefactorium, ovvero una stanza sempre riscaldata dal fuoco; la grande sala veniva usata soprattutto in inverno e, nei documenti dell’abbazia, viene chiamata pedeplano (pianterreno), nota già prima dei restauri del 1300, vicina al chiostro, usata come sala capitolare.
Al tempo in cui quest'abbazia godeva del suo massimo splendore, questa stanza era pervasa dall'odore acre di legna bruciata e di fuliggine, proveniente dalla stanza attigua, il calefactorium, luogo dove si trovavano le cucine. Profumi di zuppe di legumi, di pane appena sfornato, di formaggi stagionati, di erbe selvatiche, di nardo, zafferano, cannella, cinnamono... impregnavano questo spazio.
Prima dei recenti interventi di restauro, in questa grande sala, che un tempo era così importante e conviviale, l'odore di guano, di fieno e di letame hanno sostituito quello del cibo, poiché i pastori ed i contadini del borgo la usavano come ristoro per gli animali da pascolo e da cortile.